Non c’è più speranza, la scelta è stata compiuta. Il
mitico telescopio spaziale Hubble
sarà distrutto. La prova è arrivata
lunedì scorso, quando il presidente americano George W.
Bush ha illustrato il nuovo budget
della Nasa. Tra le righe dei 16,45 miliardi di
dollari stanziati per l’anno prossimo, si legge la cifra di
75 milioni di dollari destinata a un robot
che dovrà afferrare l’osservatorio e farlo
precipitare sopra l’oceano
Pacifico, perché si disintegri senza provocare danni.
Insomma, sembra che a nessuno interessi più il fatto che dal 1990 -
l’anno in cui venne lanciato in orbita - l’occhio di Hubble abbia
allargato i confini del cielo,
scoperto le impronte dell’universo bambino, svelato enigmi sulla vita e
la morte delle stelle, mostrato quelle «nursery planetarie» nelle quali,
forse, stanno prendendo forma i gemelli della Terra.
«VEICOLO SPAZIALE
MORENTE»
- «Hubble è un veicolo spaziale morente»,
ha sentenziato Steve Isakowitz davanti alla commissione del Congresso
impegnata a discutere l’approvazione del bilancio. Del resto, era stato
Sean O’Keefe, amministratore della Nasa,
ad annunciare, subito dopo il disastro della navetta Columbia del
febbraio 2003, che non ci sarebbero stati più voli shuttle per la
manutenzione del grande
osservatorio. «Ragioni di sicurezza», disse. La missione prevista per
sostituire giroscopi in avaria, batterie e un paio di strumenti era
stata considerata «troppo rischiosa per gli astronauti». Gli astronomi,
che non volevano rinunciare al più potente telescopio a loro
disposizione, si erano lamentati. Le proteste
costrinsero la Nasa a finanziare qualche studio per esplorare
la possibilità di una missione robotica, invece che umana. Ma alla fine
non se ne fece nulla: risultava troppo costosa
(2 miliardi di dollari) e in ogni caso sarebbe arrivata tardi. Senza
interventi Hubble è destinato a precipitare sulla Terra tra il 2006 e il
2007. Alla fine la Casa Bianca e il Congresso hanno sposato l’opinione
della Nasa, decretando la condanna a morte di Hubble.
UN NUOVO TELESCOPIO - I motivi della
scelta sono principalmente due. Il primo è che la Nasa sta
costruendo un nuovo e più potente telescopio
(si chiama Web Telescope) che sarà pronto dal 2011 e
continuerà il lavoro di Hubble più in
profondità. Il secondo ha a che fare con la
nuova strategia dell’ente spaziale
statunitense, varata proprio un anno fa dal presidente Bush, che intende
riportare l’uomo sulla Luna entro il 2020 per poi compiere il
grande balzo su Marte. Piani
ambiziosi, di fronte ai quali è passata in secondo piano la
preoccupazione per gli astronomi che resteranno «orfani» di Hubble per
tre o quattro anni. Con il nuovo bilancio in approvazione, i progetti
per la riconquista della Luna e la scalata a Marte entrano nel vivo.
Quindi c’è bisogno di risorse e
magari anche di poter dare sterzate ai programmi senza troppi indugi.
SHUTTLE: RITORNA IL 12
MAGGIO
- Che la Nasa voglia procedere il più rapidamente possibile lo dimostra
l’annuncio che gli shuttle torneranno a volare
dal prossimo 12 maggio. A Cape Canaveral è già iniziato un
conto alla rovescia per lanciare in orbita Discovery. E questo
nonostante le critiche espresse sia
dentro sia fuori l’ente spaziale americano. La commissione d’inchiesta
che ha rivelato le cause del disastro di Columbia aveva stabilito che
bisognava provvedere alla sistemazione di
quindici elementi ritenuti indispensabili per garantire la
sicurezza degli astronauti. Finora sono stati realizzati soltanto metà
degli interventi. «Ma sono i più importanti», spiega Harold Gehman, il
presidente della commissione d’inchiesta. Altri, come la possibilità di
rimediare a buchi nelle ali con dimensioni analoghe a quelle che hanno
provocato il disastro di Columbia (una quarantina di centimetri) si sono
rivelati di fatto inattuabili e quindi sono stati abbandonati. Le ali,
però, sono state rinforzate, dicono gli specialisti, e dal serbatoio
centrale non potranno più staccarsi frammenti tanto grandi da diventare
pericolosi per la navicella. Lo shuttle è indispensabile per completare
la costruzione della stazione spaziale interrotta e per procedere nei
piani di esplorazione. Di tempo - dicono alla Nasa - se ne è perso anche
troppo: ora la sicurezza è garantita.
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