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L'universo in 3D

 
   

Prende forma la materia oscura

 

 
 

Finalmente siamo riusciti a disegnare ciò che non può essere visto ma che esiste e sta alla base dell'universo stesso

 
 

 

di Margherita Campaniolo

 
 

Image: NASA/ESA/R Massey/Caltech

 

 
  Astronomi del Caltech (California Institute of Technology) hanno realizzato la prima mappa tridimensionale della materia oscura di parte dell'universo, rivelando come questa sostanza misteriosa si è evoluta nel corso del tempo e contribuendo a chiarirne forme e ruolo delle strutture. I risultati confermano quanto in precedenza ipotizzato e cioè che la materia oscura costituisce quell'armatura che ha permesso, alla materia ordinaria, di raggrupparsi, per infine, attraverso un processo di attrazione, formare le galassie, ipotesi che adesso è stata direttamente osservata.


I risultati dell'incredibile ricerca sono stati pubblicati su Nature e presentati durante il 209esimo meeting della American Astronomical Society (AAS) svoltosi a Seattle (Washington) dal 5 al 10 gennaio scorso, un vero evento dell'astronomia che sarebbe la gioia di ogni appassionato della materia e che ha apportato un considerevole contributo nella presentazione e diffusione di importanti scoperte nel campo della fisica astronomica.


Cos'è la materia oscura?

E' una materia presente nell'universo ma che non riflette alcuna luce ed è perciò invisibile all'occhio umano.

L'unico effetto visibile della materia oscura è la sua attrazione gravitazionale, in grado di deviare la luce con gli stessi effetti di una lente che viene attraversata da un raggio.

 

 

Effetto Lensing nella Galassia Abell 2218
Credit:
Andrew Fruchter (STScI) et al., WFPC2, HST, NASA

 

La chiave per determinare la presenza e la distribuzione della materia scura utilizzata dal gruppo di ricerca è stato proprio sfruttare questo effetto, denominato lensing gravitazionale: i raggi luminosi di un oggetto distante come una galassia sono piegati dalla gravità di una grande massa che distorce lo spazio e fa deviare i fotoni creando immagini distorte, effetto spiegato facendo ricorso alla Teoria della Relatività Generale introdotta da Albert Einstein.

 

La sequenza riproduce la simulazione dell’effetto di lensing gravitazionale causato da un ammasso di galassie su una sorgente più lontana: (1) immagine della sorgente non perturbata; (2-3) distorsione indotta dal campo gravitazionale con sdoppiamento dell’immagine e formazione di archi, molto pronunciati per effetto lensing forte (5) o sfumati nel caso di lensing debole (3) e (6). Quando lente e sorgente sono molto allineate si forma un arco quasi completo o "anello di Einstein" (4). Da IL LENSING GRAVITAZIONALE di Massimo Meneghetti e Lauro Moscardini

 

Grazie al lensing gravitazionale gli studiosi sono riusciti a mappare la presenza della materia oscura e a determinare come questa sia sei volte più abbondante della materia ordinaria. "La materia oscura avvolge completamente le stelle e le galassie" ha spiegato Richard Massey, che ha condotto lo studio "e fra un nugolo di materia oscura e l'altro si gettano dei ponti, sempre di materia oscura, come dei filamenti, che fanno assumere al tutto l'aspetto di una grande rete".
La materia visibile costituisce circa un sesto dell'intero universo, ben poco rispetto a tutto il resto che rimane non visibile.

 

Ricostruzione animata

Credit: NASA, ESA and R. Massey (California Institute of Technology)

Arrivare a questo risultato, alla realizzazione, cioè, di una vera e propria mappa tridimensionale dell'universo, è stato un lavoro lungo e che ha impiegato mezzi differenti. Nick Scoville, sempre del gruppo Caltech, ha condotto l'indagine COSMOS (for Cosmic Evolution Survey), la più grande indagine mai effettuata attraverso l'uso del telescopio Hubble e della sua sofisticatissima Advanced Camera for Surveys (ACS). Hubble ha fornito i dati provenienti da circa mille ore di osservazione, ha tracciato una zona del cielo equivalente alla larghezza di quattro lune piene dedicando il 10% del suo tempo operativo degli ultimi due anni.

Per completare l'indagine sono stati uniti, a questi, i dati provenienti da altri quattro osservatori astronomici del mondo. "E' stato come ricostruire un'intera città basandosi solo su una veduta aerea notturna delle strade illuminate" hanno dichiarato gli astronomi.

Il telescopio Subaru (Mauna Kea, Hawai) ha fornito immagini tratte da 30 notti di osservazione e i telescopi European Southern Observatory's Very Large Telescope e il Giant Magellan in Cile hanno misurato lo spettro della luce dalle galassie viste da Hubble permettendo di calcolare le distanze tra esse. Il telescopio a raggi X dell'ESA XMM-Newton ha contribuito a delineare il gas all'interno delle galassie e la distribuzione della materia ordinaria.

La combinazione di tutti questi dati ha permesso agli astronomi di calcolare come la deviazione della luce esistente non poteva essere attribuita solamente alla massa della materia ordinaria, rivelando così la distribuzione della materia oscura nella zona di cielo esaminato. L'attenta misura della distanza tra le galassie a immagine distorta ha inoltre indicato la distanza tra la materia oscura responsabile della distorsione.

Materia oscura ed ordinaria sovrapposte, così come realmente presenti nell'universo.

Credit: NASA, ESA and R. Massey (California Institute of Technology)


Sebbene su un'area limitata, questa mappa costituisce il primo risultato non basato su semplici simulazioni; rappresenta inoltre, in maniera molto verosimile, la reale distribuzione della materia oscura.
"Quella che siamo riusciti a studiare è una piccola parte del cielo, qualcosa come due gradi su 40 mila, ma si tratta delle immagini più chiare che si siano mai ottenute" ha commentato Eric Linder, del Lawrence Berkeley National Laboratory.
Le parti più distanti di questo programma 3D rappresentano le ere più antiche nella storia dell'universo e ciò ha permesso alla squadra di seguire i cambiamenti nella distribuzione della materia oscura su un periodo che varia da circa 6.5 a 3.5 miliardi di anni fa.

Credit: NASA, ESA and R. Massey (California Institute of Technology)


I risultati di COSMOS sono un passo avanti molto importante nella comprensione dell'universo ma portano nuovi ed affascinanti interrogativi? Pare di sì. I ricercatori sono rimasti perplessi di fronte ad una certa concentrazione di materia oscura che non sempre si 'sovrappone' alla materia visibile, lasciando in alcune zone degli ammassi isolati di materia oscura che non avvolgono al loro interno nessuna galassia,  alcune zone sembrano mostrare delle discrepanze fra la distribuzione della materia scura e della materia ordinaria e altre zone mostrano concentrazioni della materia ordinaria senza fette di materia oscura corrispondenti.

Prima di ripensare i modelli cosmologici fin qui elaborati, gli scienziati stanno però cercando di capire se queste anomalie possano essere dovute a interferenze nella raccolta dei dati. E' più di un puzzle" dice Scoville "Non ho una buona spiegazione sul perchè ciò accada" ma ricorda come sia ancora troppo presto per determinare che si tratti di vere e proprie anomalie o se sono il frutto di limiti nella risoluzione delle immagini.

Certamente l'indagine COSMOS continuerà e, se ce n'era bisogno, abbiamo sempre più la sensazione che l'essenziale sta in "ciò che non si vede"...

 
     
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Data: 20 febbraio 2007

Autore: Margherita Campaniolo

Fonte:2007 AAS/AAPT Joint Meeting http://www.aapt.org/Events/WM2007/upload/AAS-AAPT_Program.pdf - Nature (DOI: 10.1038/nature05)

 

 

 
 

 
 

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