Già realizzato sulla Terra, si tratta di una nuova
tecnologia che semplifica la costruzione di grandi
specchi la cui curvatura è ottenuta con la rotazione
di una vasca
Quando l'Uomo tornerà sulla Luna potrebbe avere nel
bagaglio anche un telescopio liquido. La tecnologia
c'è già, come dimostra uno studio apparso sulla
rivista Nature e coordinato da un ricercatore
italiano che lavora in Canada, ora manca solo la
volontà politica.
I telescopi, il cui specchio primario è formato da
un liquido, sono già una realtà sulla Terra, ma
ancora non esistevano materiali adatti a resistere
sulla superficie lunare. Il gruppo guidato da
Ermanno Borra, dell'università di Laval, in Quebec,
ha sviluppato una nuova combinazione di materiali
capace di funzionare alla temperatura minima di -143
gradi e anche di non evaporare se esposto alle alte
temperature che si hanno sulla faccia esposta del
nostro satellite. La "ricetta" canadese prevede
l'utilizzo di un sale d'argento trattato in maniera
particolare: si ottiene uno strato liquido sottile
perfettamente liscio, con un'alta capacità di
riflettere la luce e che rimane stabile per mesi.
''Il vantaggio principale che si avrebbe nell'uso di
questo tipo di telescopi è che sono molto più
semplici di quelli tradizionali - spiega Borra, la
cui ricerca è finanziata in parte dalla Nasa - ad
esempio per la grandezza: una lastra di vetro di 20
metri di diametro sarebbe difficile da trasportare
su un razzo mentre per uno liquido basta un
recipiente''.
Le osservazioni dello spazio dalla Luna sono molto
più efficaci di quelle condotte dalla Terra o dallo
spazio vicino al nostro pianeta perché risentono di
molte meno interferenze. Secondo i calcoli degli
scienziati canadesi, un telescopio liquido sul
nostro satellite sarebbe 1.000 volte più potente
della prossima generazione di telescopi spaziali.
"Con questa scoperta abbiamo dimostrato che la
tecnologia c'è - continua lo scienziato italiano -
ora l'unico ostacolo è che l'Uomo deve tornare sulla
Luna. Io sono ottimista, soprattutto perché si è
aperta una corsa in questo senso fra Cina, India e
Stati Uniti".
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