New York Times. Il telescopio Giant Magellan dovrebbe consentire l'osservazione diretta dei pianeti extrasolari

Uno specchio gigantesco per perlustrare l'universo

 

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di DENNIS OVERBYE

 

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TUCSON (Arizona) - Nelle cavernose viscere dello stadio da football dell'Università dell'Arizona, la fornace per specchi di Roger Angel rotea come un disco volante catturato, al ragguardevole ritmo di cinque rivoluzioni al minuto. Largo 9 metri e alto 3, il forno è protetto da un carapace di scatole rosse, travi d'acciaio, cavi neri, lucette lampeggianti e condotti d'aerazione in metallo che si allungano dalla struttura centrale come i tentacoli di una piovra.

Un bagliore arancione fuoriesce dalle aperture nei condotti, prodotto dalle 16 tonnellate di vetro fuso riscaldate a 1.150 gradi centigradi. Il vetro, girando vorticosamente, va a riempire una sottostruttura ad alveare, mentre la forza centripeta plasma l'eccedenza in una perfetta parabola di 8,5 metri di larghezza, la forma desiderata per raccogliere la luce delle stelle a miliardi di anni luce di distanza, per consentire agli astronomi di apprendere che cosa sta succedendo intorno a un sole lontano, o che cosa è successo al momento della nascita dell'universo.

"È un progetto molto audace", dice Angel, un astronomo magro e dai capelli grigi che dirige lo Steward Observatory Mirror Laboratory. Sono vent'anni che costruisce gli specchi in questo modo, ma nessuno ha mai costruito una cosa come questa.
Se tutto va come deve andare, lo specchio che sta prendendo forma nella fornace di Angel sarà solo il primo di una serie di sette specchi che andranno a formare un telescopio gigante, con una capacità di captare la luce pari a quella di uno specchio largo 21 metri. Il Giant Magellan (Magellano Gigante), come viene chiamato, sarà due volte più grande di qualsiasi altro attualmente in funzione a terra o nello spazio, e quattro volte più potente. Per miscelare la luce in un unico punto focale, spiega Angel, tutti e sette gli specchi faranno parte della stessa, gigantesca parabola. Questo significa che tutti, tranne lo specchio centrale, devono avere una forma asimmetrica, "con una curvatura particolare".


Il Giant Magellan costerà quattrocento milioni di euro, soldi che il consorzio di otto istituti che intende realizzarlo ancora non possiede. Per dimostrare che sono in grado di realizzare uno specchio del genere, gli istituti che collaborano al progetto - la Carnegie Institution di Washington, l'Università di Harvard, il Massachusetts Institute of Technology, l'Osservatorio astrofisico Smithsonian, le università dell'Arizona, del Michigan e del Texas e la Texas A&M - hanno annunciato quest'anno che procederanno a realizzarne uno, dal costo di circa 17 milioni di dollari, e hanno invitato chi voleva a presenziare.

"Tutti, all'interno di questo consorzio, sono dell'opinione che sia necessario sperimentare questa tecnologia", dice Wendy Freedman, direttrice della Carnegie Observatories e presidentessa del consiglio d'amministrazione del Giant Magellan, aggiungendo che, se il test fallirà, il progetto verrà abbandonato.
Wendy Freedman ha aggiunto che dovevano cominciare a fabbricare gli specchi adesso, fondi o non fondi, se volevano rispettare l'obbiettivo di arrivare a un'operatività limitata in Cile nel 2013, e al completamento del progetto nel 2016.

Fin dai tempi di Galileo, gli astronomi costruiscono gli specchi e le lenti dei telescopi levigando insieme dischi di vetro piatti. Questo sfregamento, però, produce uno specchio di forma sferica, che deve essere rimodellata in una forma dalla curva meno accentuata, chiamata parabola: un procedimento delicato e dove è facile sbagliare.

È stato durante la sperimentazione di questa parte del procedimento, ad esempio, che i costruttori del telescopio spaziale Hubble hanno avuto un intoppo, che li ha obbligati a una serie di passeggiate spaziali, nel 1993, per regolare il telescopio orbitante con delle lenti correttive.

Angel, nato nel Lancashire, in Inghilterra, e laureatosi in fisica a Oxford, è arrivato all'Università dell'Arizona nel 1975, e qui ha cominciato a costruire specchi utilizzando un forno nel cortile sul retro della sua casa di Tucson. Ha scoperto che versando il vetro fuso in una struttura ad alveare era in grado di realizzare uno specchio incavato leggero, rigido e che si adattava rapidamente a cambiamenti della temperatura dell'aria che avrebbero distorto e reso inutilizzabili specchi più spessi.

Gli astronomi dicono che il Giant Magellan, potenziato con le tecniche della cosiddetta ottica adattiva, che riducono gli offuscamenti causati dall'atmosfera, sarebbe uno strumento straordinario, utilissimo, fra le altre cose, per la ricerca e lo studio dei pianeti intorno ad altre stelle. "Più grande è, più è in grado di vedere oggetti fiochi intorno ad altri luminosi", dice Angel.
Potrebbero volerci anni prima che il gruppo del Giant Magellan riesca a sapere se la scommessa sarà vinta. Secondo le previsioni, bisognerà aspettare la fine di ottobre prima che lo specchio si raffreddi, quando i tecnici toglieranno il coperchio del forno e tireranno fuori il nuovo specchio. Solo allora comincerà l'arduo compito di levigarlo e sperimentarlo. E se dopo tutto questo non otterranno i soldi per fabbricare il resto del telescopio? "Non abbiamo pensato a un piano B", dice Angel.

Oltre a cercare pianeti alieni, gli astronomi del Giant Magellan vorrebbero condurre studi sulla cosiddetta energia oscura che sembra lacerare l'universo.

 
 
 
 

Data: 14 settembre 2005

Autore: DENNIS OVERBYE

Fonte: tratto dal supplemento New York Times - La Repubblica

Link: http://www.repubblica.it/2005/e/sezioni/scienza_e_tecnologia/nytimes2/telescop/telescop.html

 

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