La notizia
sarebbe di quelle degne di nota se solo si rivelasse
vera, per adesso ve la comunichiamo come una
possibilità da verificare: sono stati ritrovati i
filmati originali della missione che vide lo sbarco
dei primi uomini sulla Luna.
A pochi giorni dal
quarantesimo anniversario di quell’epocale evento
questo è quanto rimbalza in diverse testate estere,
primo fra tutti il Sunday Express che batte la
notizia in anteprima. Si tratterebbe di una
indiscrezione sfuggita ad esponenti della Nasa,
indiscrezione che, sempre a detta del Sunday, non
riceverebbe conferma pubblica in quanto costituisce
la “ciliegina sulla torta” di una serie di
iniziative per celebrare l’evento. Sarà proprio così
o dovremo festeggiare il “mese della Luna”, e questo
quarantesimo, con ancora il rammarico di aver
perduto un pezzo di storia importante della nostra
esplorazione spaziale?
E pensare che è proprio
l’esplorazione spaziale, ed i suoi protagonisti, ad aver riportato alla
ribalta questi filmati e la loro sparizione. In
piena organizzazione di un ritorno dell’uomo sulla
Luna, gli esperti si sono ricordati che, vedere oggi
quei filmati dell’epoca, ma in versione originale e
con l'ausilio delle tecnologie moderne, sarebbe sicuramente
utile ai fini della sua preparazione (e anche,
diciamocelo, in termini di ritorno economico).
Da qui la
domanda: dove sono quei filmati? Ne è iniziata una
caccia che, fino ad oggi, non ha portato esiti
concreti ma solo false piste.
La
storia dei filmati
La storia di questi
filmati è da pellicola cinematografica: il 20 luglio
1969 il modulo lunare LM-5 atterra sulla superficie
del nostro satellite. Sei ore e trentanove minuti
dopo, Neil Armstrong, comandante della missione,
esce dal modulo e ne scende la scaletta attivando la
fotocamera che è parte del MESA (Modular
Equipment Stowage Assembly). E’ seguito, a breve
distanza di tempo, da Buzz Aldrin, pilota dell’LM-5.
Dopo le prime fasi della
missione, Armstrong sgancia la
fotocamera dal suo ancoraggio al MESA, fa una
panoramica del luogo (Il mare della tranquillità)
e la fissa su un treppiede a 12
metri dal modulo lunare da dove sono
effettuate altre foto e riprese. Al rientro nel
modulo il materiale lunare raccolto è sistemato con
cura al suo interno poi, nella necessità di
alleggerire il modulo stesso per l’ascesa, gettano
via, tra altri oggetti ormai ritenuti inutili, anche
la fotocamera (una Hasselblad).
Quelle immagini filmate,
ricevute via etere sia al
Goldstone
(Goldstone Deep Space
Communications Complex)
in California, al Parkes Observatory in Australia e
all'Honeysuckle Creek, sempre in Australia,
sono in breve trasmesse
attraverso i circuiti televisivi internazionali dal
radiotelescopio Parkes Observatory australiano e
viste, praticamente quasi in diretta, da non meno di
seicento milioni di umani.
I dati sono registrati sui nastri magnetici e
simultaneamente sono convertiti attraverso una
serie di passaggi, in modo da essere funzionali alla
radiodiffusione. L'apparecchiatura utilizzata per
convertire il segnale purtroppo causa, ad ogni
passaggio, una netta perdita in termini di qualità
di immagine. Uno di questi passaggi, l'ultimo, vera ciliegina sulla
torta, quella certa di tutta questa storia, avviene
quando la NASA, per trasmettere il più rapidamente
possibile il segnale
alle tv, lo fa
semplicemente disponendo una macchina con pellicola
da 16mm davanti ad un monitor dove scorre il video!
Quelle immagini, seppur di scarsa qualità, mandano
in estati il globo,
eppure, un gruppo di pochi individui, tecnici della
missione, ha il privilegio di vedere, attraverso il
segnale raccolto dall’osservatorio di Honeysuckle Creek, e trasferito su nastri magnetici,
le immagini
inviate dall’Apollo 11,
le originali,
immagini che, i testimoni dell’epoca, definiscono
oggi spettacolari, magnifiche.
Stanley Lebar,
che per cinque anni lavorò per sviluppare la fotocamera
lunare (nel 1969 aveva 44 anni), ed anch'egli
oggi coinvolto nell’annosa ricerca,
dice: "Abbiamo tutti capito
l'importanza di questo evento per la storia, per i
posteri, in ugual misura noi tutti avremmo dovuto fare in
modo di mettere al sicuro quei nastri".
La scarsa qualità delle immagini trasmesse al
tempo non fu un problema per l’America,
l'atterraggio e tutta la missione Apollo 11 era
stata un trionfo. L'originale, di alta qualità, fu
immagazzinato e presto dimenticato ma
Houston, qualche anno fa, si è trovato in serio
imbarazzo a causa delle attività e delle richieste
di un gruppo di ex tecnici che quella missione visse
in prima persona. La Nasa ha dovuto infine ammettere al
mondo, la serie di errori e leggerezze compiute, con
tanto di (fiducioso) comunicato emanato il 15 agosto del
2006 e leggibile dalle pagine del sito della Nasa
http://www.nasa.gov/mission_pages/apollo/apollo_tapes.html
La
storia del... Oh Oh! I filmati non ci sono più!
Nel 2002 infatti, uno degli uomini che
nel 1969
aveva lavorato all'Honeysuckle Creek, e che aveva visto l'alta
qualità del video originale dell’Apollo 11, trova un
nastro a bobina di 14 pollici nel suo garage che
sembrava essere di quel periodo.
Lo porta ad una riunione di veterani della missione.
L’anno successivo, nel 2003, alla medesima riunione,
altri veterani portano con sé ricordi dell’Apollo
11, incluso una foto
dell’atterraggio sulla Luna
tratta dal video originale
dell’Honeysuckle Creek,
una foto dalla qualità d’immagina ottima.
Convinti
che i nastri trovati nel 2002 possono avere un
enorme valore educativo e storico, viene rintracciato
Richard Nafzger, uno dei pochi tecnici dell’Apollo
11 che ancora lavorava al Goddard Space Flight
Center di Greenbelt, in cui la maggior parte dei
dati Apollo è stato trasferito. Nafzger
costata che al laboratorio di Goddard era presente
una di quelle macchine in grado di svolgere il video
dell'Apollo. Gli
australiani inviano i nastri ma… con delusione, si
tratta di dati provenienti da una precedente
missione Apollo.
La delusione è grande ma il
meccanismo della valenza del ritrovamento di quei
nastri finti nastri Apollo 11, fa ricordare a tutti
l'esistenza di quelli veri e la loro qualità. Si
avvia insomma una ricerca infruttuosa che pone la
Nasa in forte imbarazzo; non può più esibirli e
biasimare solo se stessa per l'ennesimo riaccendersi
della ben nota polemica che vuole, la missione
Apollo, una semplice montatura pubblicitaria
americana e
nulla più. Com’è possibile che 698 delle 700
scatole di nastri originali sono scomparsi dalla
US National Archives?
Nafzger
e Lebar trascorrono settimane
alla loro caccia
al National Records
Center di Suitland, dove una volta i nastri furono
immagazzinati, e quella che era
iniziata come una ricerca informale diviene una
caccia ufficiale attraverso archivi, centri di
registrazione e di deposito. Richard Nafzger in
merito ha dichiarato: “Si sta facendo una ricerca
tra i documenti come mai era stata fatta prima" ed
ancora: “I nastri potrebbero essere scoperti domani
o si potrebbe raggiungere un punto in cui dovremo
dire di non potere andare oltre. Per ora, mi vedrei
costretto ad affermare che il destino di quei filmati è un
grande mistero".
Nafzger
(a sinistra)
e Lebar
Foto Credit:
Melina Mara -- The Washington Post
Al Sunday sostengono che, recentemente, un’equipe di
scienziati si è imbattuto in uno scatolone. Al suo interno si sarebbero dovute trovare
semplici informazioni telemetriche della missione
Apollo 11. Invece, sorpresa, vi erano dei
nastri video: quelli filmati quel 20 luglio 1969.
A noi
basta
attendere ancora qualche giorno ed incrociare le dita.
Per adesso
godiamoci questo “mese della Luna”, e le celebrazioni
dedicate al progetto Apollo, con questo splendido
filmato. E' stato realizzato dalla Nasa per l’occasione
e, ammettiamolo... “gli americani” , in queste cose, (propaganda in
primis), sono veri maestri…
Se poi la torta avrà
anche la "ciliegina", meglio. No?