IL SATELLITE CRYOSAT E' FINITO NELL'OCEANO ARTICO

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ROMA - Sono finite nelle acque dell'oceano Artico, con il satellite Cryosat, le grandi attese scientifiche legate alla prima missione spaziale esclusivamente dedicata allo studio dei ghiacci polari e del loro assottigliamento.

Le voci del fallimento, partite dalla stampa russa ma non confermate in Europa, hanno trovato credito soltanto nella tarda serata, quando l'Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha ricevuto la comunicazione ufficiale che il satellite era definitivamente perduto. "E' una notizia molto triste", ha detto il responsabile dell'ESA per i programmi di Osservazione della Terra, Volker Liebig, ai giornalisti europei riuniti nel centro dell'ESA a Frascati, l'ESRIN, dove nel pomeriggio erano state trasmesse le immagini suggestive del lancio, avvenuto puntualmente alle 17,02 dalla base russa di Plesetsk.

Il lancio era stato perfetto e tutto sembrava essere andato nel migliore dei modi; Cryosat, il primo satellite completamente dedicato a studiare i ghiacci, avrebbe dovuto inviare il primo segnale dopo un'ora e mezza. I 90 minuti di completo black-out erano previsti a causa delle caratteristiche del lanciatore, un razzo Rockot derivato dalla conversione agli usi civili di un missile per usi militari, come il missile balistico intercontinentale SS-19. Ma ai 90 minuti è seguito solo un grande silenzio, che per alcune ore non ha avuto spiegazioni.

Soltanto nella tarda serata, sulla base dei primissimi dati relativi alla telemetria, si è appreso che il secondo stadio del lanciatore non si era sganciato. L'ipotesi giudicata più attendibile è che un guasto al software ha impedito al motore del secondo stadio del lanciatore di spegnersi. Di conseguenza il motore ha continuato a funzionare consumando tutto il propellente. Quindi il satellite è precipitato in un punto non ancora precisamente identificato dell' Oceano Artico.

Costata 150 milioni di euro, la missione Cryosat è stata progettata per raccogliere dati sull'assottigliamento dei ghiacci ai poli e per fornire alla comunità scientifica informazioni importantissime sul clima globale. E' nei ghiacci polari, infatti, che si trova la culla delle correnti destinate ad attraversare gli oceani, influenzando la loro temperatura e quella dell'intero pianeta.

Lungo 4,60 metri, largo 2,20 e pesante quasi sette quintali, Cryosat era atteso con ansia dalla comunità scientifica. Il suo strumento principale, il radar altimetro interferometrico Siral, era stato progettato per misurare lo spessore sia del ghiaccio marino sia del ghiaccio che riveste la calotta polare e, quindi, per fornire nell'arco di due anni dati sufficienti per elaborare un modello globale della fusione dei ghiacci.

Ci sarà una replica della missione Cryosat? Secondo Liebig questa ipotesi non è da escludere, ma al momento è prematura qualsiasi risposta. "Dovremo analizzare la situazione e pensare al da farsi", ha detto. In ogni caso per ripristinare la missione sarà necessario il consenso degli Stati membri e del comitato dell'ESA per la programmazione. Sull'opportunità di una replica della missione Cryosat dovrà inoltre pronunciarsi la Conferenza ministeriale dell'ESA in programma in dicembre a Berlino

 
 
 
 

Data: 09/10/2005

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Fonte: Ansa

Link: http://www.ansa.it/

 

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