E’ celebre per essere
l'"addestratore degli astronauti". La sua forma tipica di piccolo
aviogetto con livrea bianca e azzurra è ben nota, poiché è da esso che
vediamo gli astronauti salire e scendere prima di una missione spaziale,
e salire in quota per compiere le più svariate evoluzioni.
E' il T-38, il jet supersonico biposto da addestramento, che l'americana
Northrop ha sviluppato con successo dagli Anni 50, affidandolo a varie
forze armate, prima di cederne 51 unità all'ente spaziale americano. La
Nasa infatti, aveva necessità di disporre di un jet ad alte prestazioni
per mantenere alto il numero di ore di volo degli astronauti, per
consentire loro, tra un addestramento e l'altro, di avere sempre
confidenza con la cloche e con le forti sollecitazioni aerodinamiche, e
per farli spostare a gran velocità tra uno stato e l'altro degli Stati
Uniti durante la preparazione per il volo spaziale. Così, nel 1964, il
primo jet T-38 destinato alla Nasa viene consegnato per andare incontro
alle esigenze dei super-piloti destinati alle missioni Gemini e Apollo.
Gran parte degli astronauti selezionati in quegli anni avevano già
confidenza con i jet T-38, poiché questi velivoli facevano parte del
loro programma di addestramento come piloti militari e due di loro, il
famosissimo Neil Armstrong e il meno fortunato Elliott See, avevano
preso parte al programma di sviluppo per il "Talon" e per l'F-5.
Armstrong, prima di diventare astronauta della Nasa, era stato persino
uno dei piloti della Nasa che aveva preso parte ai primi voli di
collaudo del T-38 tipo F-5, mentre See aveva preso parte ai test del
programma come pilota della Northrop. Con un'apertura alare di 7,70
metri, lunghezza di 14,13, due turboreattori General Electric da 1750 kg
ciascuno, il T-38 ha un peso massimo al decollo di quasi sei tonnellate,
e può sfrecciare a Mach 1,23 (quindi poco oltre il muro del suono) fino
a 11 chilometri di quota. Prima di diventare un jet ad alta affidabilità
però, non mancarono, per lo meno all'inizio, alcuni incidenti.
L'astronauta Ted Freeman perse la vita nel 1964 nel corso di un
incidente a bordo di un T-38, quando il suo velivolo si infranse al
suolo dopo aver cercato di scansare una grossa oca che si era piazzata
davanti al jet in fase di atterraggio. Elliott See invece, perse la vita
assieme a Charlie Bassett nel febbraio del 1966 proprio a bordo di un
T-38. Erano decollati dalla Base di Ellington dell'Air Force, poco
lontano dal Centro di Houston, nel Texas, ed erano diretti a St. Louis,
per proseguire l'addestramento per la missione Gemini 9, prevista tre
mesi dopo. Proprio a St. Louis, vicino ad alcuni hangar della McDonnell
(la casa madre della Gemini), il velivolo entrò in fase di stallo in
atterraggio, tra neve e nebbia di quel pomeriggio; See perse il
controllo e l'aereo finì in un hangar, senza provocare altre vittime.
Nel 1967 Clifton Williams fu vittima di un altro incidente su un
velivolo simile a quello di See e Bassett e da allora ad alcuni di quei
velivoli furono apportate una serie di migliorie e piccole modifiche,
finché questi jet hanno dimostrato un'affidabilità impressionante,
considerando che sono passati 35 anni dall'ultimo incidente, e che sono
in quota quasi tutti i giorni. I T-38 sono poi stati utilizzati dal 1981
al 1986, sempre ai comandi degli astronauti della Nasa, come velivoli
"di scorta" degli space shuttle in fase di atterraggio atmosferico: poi,
per ragioni di costi e di sicurezza, il loro "appoggio" alle navette è
stato eliminato e ora volano solo da grande distanza per effettuare
fotografie durante i lanci e i rientri. I jet in servizio alla Nasa
hanno una elegante livrea bianca con fascia azzurra, banda nera sulla
parte anteriore a prua, e banda gialla con scritta "Nasa" sul timone
verticale. Le ultime importanti modifiche apportate a questi T-38
affidati alla Nasa riguardano un nuovo "cockpit", che comprende
sofisticati sistemi elettronici e radar (compreso un radar meteo a
colori), strumenti di guida e controllo elettronici, e un sistema di
navigazione automatico.
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