Il
concetto che ci sia un'armonia che abbraccia tutto, il corpo, l'anima e il cosmo
intero, risale al filosofo e matematico greco Pitagora (575-490/97 a.c.).
Ma anche Dante, il sommo poeta, parlava di una musica celeste derivante dal
perpetuo volgersi dei pianeti, la divina e paradisiaca "armonia delle sfere".
Ebbene, quasi a voler confermare le intuizioni degli antichi, giunge la notizia
che i buchi neri emettono suoni e che il tono equivalente per le nostre orecchie
sarebbe un si bemolle (ovvero mezzo tono più in basso della nota normale), se
solo fossimo in grado di ascoltarlo.
Ma la cosa non è possibile «perché la nota è 57 ottave sotto il do medio (per
una semplice comparazione basti pensare che un pianoforte generalmente contiene
solo 7 ottave) e la frequenza è più di un milione di miliardi di volte più bassa
del limite dell'udito umano» spiegano alla Nasa, detentrice della scoperta.
Grazie al telescopio a raggi X chandra, l'agenzia spaziale americana è infatti
riuscita per la prima volta a individuare un'onda sonora proveniente da un buco
nero supermassivo, di dimensioni ben superiori rispetto a quelli di origine
stellare. Il buco nero in questione si trova a circa 250 milioni di anni luce
dalla terra, nella costellazione del Perseo, il più luminoso ammasso di galassie
a raggi X: «Siamo in presenza della nota più profonda mai registrata
nell'universo, di onde sonore che hanno viaggiato per centinaia di migliaia di
anni luce dal buco nero verso il centro della costellazione» ha raccontato
Andrew Fabian dell'Istituto di astronomia di Cambridge e capo del team di
astronomi che hanno fatto la stupefacente scoperta. |
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