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Una cerimonia vecchia di 70000 anni

 
 

Il rito del dio pitone dei San

 
 

Scoperto il pensiero astratto 30000 anni prima di quanto si credesse fino ad oggi

di Margherita Campaniolo

 
 

Una scoperta archeologica di questa estate cambia la visione di tutta la storia umana. Mentre, finora, gli studiosi hanno in gran parte sostenuto che i primi rituali umani risalissero a 40.000 anni fa, ora sembra necessario retrodatare il tutto di ben 30.000 anni.

 

La professoressa Sheila Coulson, dell'università di Oslo, inaspettatamente e mentre stava studiando l'antico gruppo dei San, abitatori di una regione nord occidentale del Botswana conosciuta come Ngamiland, acquisisce le prove che gli esseri umani moderni, gli  Homo sapiens, compivano rituali complessi, in Africa, già 70.000 anni fa, portando alla conoscenza del mondo il più antico rituale umano mai scoperto.

 

Sheila Coulson era alla  ricerca di manufatti dall'età della pietra nelle uniche colline, presenti per centinaia di chilometri, tra un gruppo di piccoli picchi all'interno del deserto di Kalahari, denominate le colline di Tsodilo, luogo famoso per avere donato al mondo la più grande concentrazione delle pitture rupestri. Le colline di Tsodilo permangono un luogo sacro per i San di oggi che le denominano con le espressioni "le montagne degli dei" e "la roccia che bisbiglia" tanto da ammettere, in questi luoghi, solo chi da essi gradito.

 

Più di 3.500 le pitture presenti in quelle colline, dipinti che costituiscono una parte importante della nostra eredità culturale, ragion per cui Tsodilo è presente nell'elenco Unesco dei luoghi storici da preservare.

Per il popolo San, il pitone è uno degli animali più importanti. Secondo il loro "mito della creazione", l'umanità è stata generata dal pitone e i luoghi antichi e aridi, intorno alle colline, sono l'opera del pitone intento a circondarle in cerca d'acqua.

 

Il rito individuato dalla Coulson riguarda proprio il mito del pitone, un rito perpetuato all'interno di una piccola caverna rituale sul lato nord delle colline di Tsodilo. L'accesso alla caverna, oltre che difficile, non è alla facile vita, tanto che quel luogo, pur essendo meta di diversi archeologi, non era mai stato "violato" fino agli anni novanta. In essa questi trovarono due pitture e una roccia intensamente scalfita.

La scorsa estate, quando Sheila Coulson (con tre allievi) è entrata nella caverna, è rimasta colpita da una misteriosa roccia, la cui forma assomiglia, in modo impressionante, alla testa di un pitone.

 

 

Circa sei metri per 2 di roccia erano interessati da scalfiture che, per caratteristiche, potevano  essere solo il frutto dell'opera umana. Quando erano colpite dalla luce solare somigliavano alle scaglie di un serpente, e al buio, alla luce di fuochi, producevano un effetto ottico tale da avere l'impressione di vedere "la bestia" muoversi.

 

 

Niente, sul posto, era riconducibile a segni di soggiorno prolungato e non vi erano evidenti e recenti segni di attrezzi d'uso. Quando è stato fatto quel "lavoro"? Per cosa è stata utilizzata la caverna? Per quanto tempo ha ricevuto visite umane?

 

 Con questi interrogativi, e nella speranza di trovare possibili risposte, sono iniziati gli scavi di un pozzo proprio davanti alla "testa del serpente" e le sorprese sono venute alla vista di tutti: le pietre utilizzate, come scalpelli, per incidere la roccia, erano proprio lì (ed una parete, poi caduta, facente parte del pitone), attrezzi che, alla datazione, hanno dimostrato di avere un'età anteriore ai 70.000 anni. Più di 13.000 i manufatti venuti alla luce, tutti oggetti che potrebbero essere riconducibili e collegati con un uso rituale del luogo.

 

Niente altro è stato trovato, coerentemente alla tesi che quella caverna era un luogo in cui svolgere cerimonie, non dove dimorare. E' certo inoltre che, per la costruzione di questi attrezzi, sono state utilizzate rocce prelevate in luoghi distanti centinaia di chilometri della caverna e trasportate quindi lì appositamente.

 

 

Oltre a ciò, dietro alla pietra del pitone, l'archeologa ha rinvenuto un alloggiamento segreto dalla quale è possibile guardare verso la sala del pitone ma non esserne visti.  Alcune zone d'entrata a questo piccolo alloggiamento presentano una "levigazione da passaggio" che ci indica, con certezza, l'uso continuato, e per lungo tempo, di quella camera.

La Coulson pensa ad una camera per lo sciamano, figura magica e religiosa ancora presente nella cultura San. Uno sciamano infatti avrebbe potuto prendervi posto, guidare le cerimonie, dare responsi, impersonare il dio serpente stesso senza essere visto. Un luogo perfetto dalla quale persino "sparire" attraverso un altro passaggio, quasi invisibile, senza dovere ritornare nella caverna.

E mentre, come abbiamo detto, le colline del posto sono ricchissime di disegni, la caverna ne contiene due solamente, due raffigurazioni assolutamente non casuali né per immagine né per locazione: si tratta infatti di una giraffa ed un elefante, dipinti, sorprendentemente, nel luogo esatto dove l'acqua arriva alla parete. Tutto è riconducibile alla mitologia San che vede, nella giraffa, l'unico animale in grado di aiutare il pitone ad uscire dall'acqua (se cadutovi dentro) e nell'elefante (la cui proboscide rappresenta un tronco) la metafora iconografica scelta dai San per rappresentare il Pitore-dio in acqua.

Un luogo, quindi, molto speciale, e che "ammette" l'unica presenza  dei tre animali più importanti del popolo San, un luogo dove non vivere ma dove trasportare, per tanti chilometri, pietre poi lavorate allo scopo d'incidere la figura del pitone.

 

Torfinn Ørmen, zoologo e docente di storia evolutiva  all'università di Oslo, definisce la scoperta di Sheila Coulson la più grande degli ultimi tempi, una scoperta che conferma come il pensiero astratto era presente nell'antico uomo africano, prima che questo si spostasse in Europa. Spiega che il gruppo dei San, insieme al popolo Khoi (o Khoikhoi) appartiene alla parte più antica del genere umano. Dice:  “Alcuni ricercatori ritengono che l'uomo moderno discenda dai San. Ciò che è certo è che quello dei San è un popolo molto antico con radici che affondano, in modo profondo, in questa regione del Botswana. Le colline di Tsodilo sono il posto più sacro della gente San; le scoperte dell'antico rito della caverna del pitone sono un passo in avanti nella conoscenza delle nostre origini".

 

Fotografie da 1 a 10: credit Sheila Coulson

 
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Data: 17 dicembre 2006

Autore: Margherita Campaniolo

Fonte: Università di Oslo http://www.uio.no/

 

 

 
 

 
 

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