L’ennesimo gioiello architettonico degli antichi faraoni egizi riemerge
dalle sabbie di Saqqara, alla periferia sud-occidentale del Cairo. Non
distante dalla piramide di Djoser (sovrano della terza Dinastia) i resti
di un altro monumento a struttura piramidale sono stati individuati da
un’équipe di archeologi locali, coordinati da Zahi Hawass, direttore del
Consiglio supremo delle Antichità in Egitto e massimo egittologo al
mondo. Proprio Hawass ha anticipato, nel corso di una recente e
fortunata conferenza a Latina (invitato dalla collega Stefania Sofra),
le fasi iniziali dell’eccezionale scoperta, fornendo informazioni,
destinate a fare il giro del mondo e ad costituire elemento di dibattito
e di approfondimento.
Nell’ultima campagna nella necropoli di Saqqara – vasta area cimiteriale
e sacra a sud di Gizah, sfruttata per millenni – gli studiosi guidati da
Hawass hanno rinvenuto l’accesso di una piramide di medie dimensioni,
ovviamente priva della parte superiore, in quanto verosimilmente
sfruttata come materiale da costruzione in epoca cristiana e soprattutto
islamica. L’apertura sembra proseguire in uno stretto corridoio con alle
pareti, secondo le prime notizie, alcuni scritti in geroglifico; si
tratterebbe, ad un’immediata analisi, dei cosiddetti testi delle
piramidi, segno distintivo dei sovrani, dalla V Dinastia forse fino alla
fine dell’Antico Regno. E la piramide appena identificata dovrebbe
essere appartenuta proprio a un faraone della V Dinastia, in virtù
dell’ubicazione (Saqqara, Abusir e Dashur furono assai sfruttate dai re
della V e VI Dinastia). Se allora si controlla la lista dei regnanti di
detta Dinastia (sono nove, per un lasso di tempo di 160 anni, dal 2510
al 2350 a. C.), ci si accorge che solo per due di essi non è stata ad
oggi ritrovata traccia della sepoltura verosimilmente piramidale:
Sisires, che regnò per 7 anni, e Mencheres, che fu al potere per 9 anni;
per onomastici e durata del regno ci si basa sulla lista di Manetone,
sacerdote con passioni da storico, addetto al culto di Serapide durante
il regno di Tolemeo I (III sec. a. C.); se l’intera analisi fosse
corretta, apparterrebbe a uno dei due la nuova costruzione, di cui sotto
la sabbia si è rinvenuta la base.
Il team egiziano ha poi completato i lavori, ispezionando gli strati
archeologicamente funzionanti con la piramide di Djoser, la famosa
struttura a gradoni; e i ritrovamenti sarebbero eclatanti: si è scoperto
un intrico di condotti, in qualche modo legati all’edificio principale,
con un cospicuo numero di mummie e sarcofagi, a quanto sembra non tutti
coevi a Djoser. Questo farebbe pensare a un utilizzo prolungato di
cunicoli segreti, al fine di occultare mummie preziose (di nobili e
maggiorenti), evidentemente per sottrarle ai cercatori clandestini di
tesori e di corredi funebri.
Nelle immediate vicinanze è stata poi scavata la tomba di un medico:
“Risale alla VI Dinastia (2250 a. C.) e, per la posizione nell’area
delle sepolture dei sovrani era sicuramente un medico di corte”, fa
notare Hawass. Accanto raffinati strumenti chirurgici: costituiscono
l’esempio più antico di una simile attrezzatura, impiegata anche per
operazioni complesse (come la trapanazione del cervello) o semplicemente
per l’eviscerazione da parte degli addetti alla mummificazione.
Infine, a completamento del lavoro di sterro, è stata riportata alla
luce una mummia di particolare rilevanza: “i colori vivaci del pettorale
e l’eccellente stato di conservazione la rendono particolarmente rara;
inoltre le caratteristiche antropomorfe della maschera fanno pensare a
una sua datazione al periodo tardo (I millennio a. C.)”, ha concluso
Hawass.
L'editore non assume alcuna responsabilità
nel caso di eventuali errori contenuti nell’articolo o di errori in cui
fosse incorso nella loro riproduzione sul sito.
Vietata la riproduzione senza
autorizzazione della stessa.