Il volto ricostruito al computer, dopo la
misurazione delle ossa facciali, all’università di Manchester in
collaborazione con l’esperto barese Franco Introna
LONDRA – Carnagione
olivastra. Capigliatura ispida tagliata a spazzola. Barba sale e pepe a
contorno di una mascella forte e naso storto. È questo il vero volto di
Babbo Natale, secondo un’equipe di scienziati che l’ha ricostruito al
computer basandosi sulle reliquie di San Nicola, il generoso vescovo di
Myra (oggi Dembre in Turchia) vissuto nel XIV secolo d.C. i cui resti
sono conservati nella basilica di San Nicola a Bari, e al quale s’ispira
la figura più amata dai bambini di mezzo mondo.
«Se si trovasse quest’uomo in salotto la notte di Natale, verrebbe
istintivo tirar fuori una pistola», ha dichiarato al tabloid britannico
“Daily Mail” l’antropologo Anand Kapoor, che con la collega
dell’università di Manchester, Caroline Wilkinson, ha elaborato
l’immagine tridimensionale del viso del santo. Il volto infatti assai si
discosta nelle fattezze dalla faccia gioviale e rubiconda del Babbo
Natale che tutti conosciamo.
Il vero Santa Claus, una storpiatura del nome latino Sanctus Nicolaus,
non misurava neanche un metro e sessantotto di altezza ed aveva
lineamenti marcati, induriti da un naso rotto che secondo la leggenda
sarebbe stato la conseguenza di uno scontro fisico con un vescovo.
La ricostruzione è stata effettuata dagli antropologi britannici in
collaborazione con un team di studiosi italiani guidato dal professore
di Medicina legale Francesco Introna, di Bari.
L’équipe di scienziati ha utilizzato i più moderni metodi di diagnostica
per ricreare il volto, che si basa sulle rilevazioni ottenute con i
raggi X e sulle misurazioni delle ossa del santo prese 54 anni fa,
quando la sua tomba fu aperta per il restauro della cripta.
L’immagine, pubblicata oggi da diversi tabloid britannici, raffigura San
Nicola quando aveva fra i 65 ed i 70 anni, l’età alla quale morì. Il
processo seguito per realizzarla sarà oggetto di un documentario
intitolato “The Real Face of Santa” (La vera faccia di Santa) che sarà
trasmesso sabato 18 dicembre su BBC2.
Nato il 270 d.c. a Patara nel sud della Turchia, Nicola rimase orfano di
entrambi i genitori quando era molto giovane, ma ereditò grandi
ricchezze delle quali si servì per aiutare i poveri. Entrato in un
monastero per studiare da prete, divenne vescovo di Mitra e dedicò la
sua vita ad aiutare il prossimo.
La leggenda più famosa sulla vita di questo santo, ricordata anche nel
Purgatorio di Dante (XX, 31-33), racconta di un nobiluomo caduto in
disgrazia che si disperava per la sorte delle sue tre giovani figlie per
le quali non aveva una dote disponibile. Nicola volle aiutare la
famiglia e, per tre notti consecutive, gettò dentro la finestra del loro
castello tre sacchi pieni di monete d’oro.
La terza notte trovando chiuse tutte le finestre, Nicola fu costretto ad
arrampicarsi sul tetto per calare le monete giù dal comignolo. L’oro,
cadendo, si infilò nelle calze delle fanciulle appese ad asciugare
vicino al camino e, da allora in molti Paesi è rimasta la tradizione di
appendere calze la notte di Natale per ritrovarle la mattina dopo colme
di doni.
Furono gli emigranti olandesi quando fondarono New Amsterdam, l’odierna
New York, a portare il nome di San Nicola fino in America. Infatti, a
proteggere i marinai che salparono verso il Nuovo Continente, sulla prua
di una nave c’era proprio l’immagine di San Nicola (Sinter Klaas) con in
bocca una lunga pipa olandese.
La figura del Sant’uomo piacque anche ai coloni inglesi e nel 1809
Washigton Irving pubblicò un libro, «Una storia di New York», in cui
parlava di «Sancte Claus», un vescovo che la notte di Natale cavalcava
nei cieli, su un cavallo bianco, per portare i suoi doni ai bambini.
Piano piano così nacque il mito. All’inizio degli anni ’30, la Coca
Cola, in cerca di nuove idee per promuovere la bevanda nei periodi
invernali, assunse un celebre illustratore, Haddon Sundblom: fu lui a
creare il primo disegno del moderno Santa Claus, il nostro Babbo Natale,
vestendolo di rosso e bianco.
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