|
È il più conosciuto e studiato degli imperatori
romani, eppure il più misterioso: Adriano è il
simbolo stesso di Roma Imperiale. Magnanimo e
spietato, riflessivo e irrequieto, di Publio Elio
Traiano Adriano sappiamo quasi tutto, a cominciare
dal suo aspetto, rivelato da numerosissime statue
che ci sono giunte praticamente intatte. E poi
monete e busti, bellissimi, come quello conservato
nella Capitale, al Museo Nazionale Romano in Palazzo
Altemps. Volendo vedere immagini di Adriano si può
viaggiare per mesi: dalle tante città italiane al
Louvre di Parigi, fino ad Istanbul. Adriano era
cosmopolita e instancabile: durante la sua vita
viaggiò moltissimo. E dove andava veniva accolto da
trionfali inaugurazioni delle sue effigi. Se non ne
trovava si accordava subito con i reggenti locali
per erigere sue grandi statue. Dove non arrivavano
le statue giungevano le monete: anche di quelle
Adriano inondò l’impero. Eppure l’immagine più bella
e trionfale dell’imperatore ancora dovevamo vederla.
È rimasta nascosta, per secoli, ed è stata ritrovata
in questi giorni. Una gigantesca, raffinatissima,
statua in marmo dell’imperatore Adriano sta
emergendo dallo scavo archeologico di Sagalassos
nella Turchia del sud. Le ricerche sono tutt’ora in
corso perché la statua è spezzata in diversi
frammenti che non sono ancora stati tutti trovati.
All’inizio del secondo secolo dopo Cristo Sagalassos
era una grande città romana dove si sentiva
fortissimo l’influsso della cultura ellenica. Tra le
rovine, dal 1990, ha preso il via una grande ricerca
scientifica dell’Università cattolica di Lovanio, in
Belgio. Gli archeologi, alcuni giorni fa, hanno
trovato per primo un colossale piede destro, che ha
subito entusiasmato gli studiosi, invogliandoli a
continuare le ricerche nella zona. Il piede, di
ottanta centimetri di lunghezza, ha un raffinato
calzare e questo, unito alle dimensioni della
scultura, ha convinto gli studiosi che stavano
«dando la caccia» a un personaggio importantissimo.
Finora, oltre al piede, sono stati ritrovati la
testa, alta settanta centimetri, e una gamba di un
metro e mezzo. Gli archeologi belgi sono certi di
riuscire a recuperare tutti i frammenti rimanenti,
finiti sotto terra, probabilmente, a causa di un
terremoto. «La statua era alta da 4 a 5 metri e la
testa è uno dei più bei ritratti mai trovati
dell’imperatore Adriano», ha detto emozionato e
felicissimo il direttore degli scavi, l’archeologo
belga Marc Waelkens, dell’Università cattolica di
Lovanio. Dopo queste entusiasmanti scoperte gli
studiosi stanno proseguendo i lavori con tutta
l’energia possibile, in questo sito archeologico
dove già sono stati effettuati importanti
interventi. La missione dell’Università di Lovanio
ha restaurato, di recente, un grande edificio
termale, un Macellum, l’emporio alimentare della
città dove affluivano merci locali e d’importazione,
ed un tempio dedicato allo stesso Adriano e al suo
successore Antonino Pio. L’imperatore Adriano, che
regnò tra il 117 e l’anno della sua morte, il 138,
compì un lungo viaggio in Asia Minore che, allora,
nel 130, era una delle frontiere dell’impero. Di
Adriano sappiamo tanto, ma non tutto, e ad
alimentare un’alone di mistero ha contribuito una
sua autobiografia, andata perduta. Adriano era
ossessionato dai confini: voleva che fossero ben
definiti e meglio difesi. Lui, l’imperatore del
Vallo, desiderava, usando un termine moderno, che i
confini fossero «sostenibili», cioè poco costosi, in
termini di uomini e di mezzi. Il suo viaggio in Asia
Minore servì a riportare i limiti dell’impero
all’Eufrate, rafforzando il dominio sulla via al
Golfo Persico, che il suo predecessore, Traiano,
aveva aperto e poi dimenticato. Proprio per questi
viaggi di Adriano in tanti siti archeologici vengono
ritrovati tempi, porte e statue dedicati
all’imperatore. Erano tutti destinati a celebrare la
visita in quelle terre. La storia gloriosa delle
rovine greco-romane di Sagalassos inizia nel 1706,
furono individuate da Paul Lucas, studioso in
missione nell’Anatolia inviato da Luigi XIV, il re
Sole. Divennero poi note agli archeologi europei
alla metà del’800, grazie agli studi dell’inglese
William Hamilton. Oggi quest’area archeologica di
notevole interesse torna al centro dell’attenzione
grazie all’imperatore Adriano |
|