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LO SCANDALO DI PALENQUE

 
 

di Alessio Feltri

 
     
 

Molti lettori mi hanno chiesto ragione del mio silenzio rispetto al procedere dell’esplorazione di Marte da parte delle ormai innumerevoli sonde circolanti sopra e intorno al pianeta e devo ammettere che è solo per il rispetto che porto a loro che mi sono deciso a chiarirne i motivi.

La motivazione principale è comunque, ahimé, alquanto egoistica: non desidero unire la mia voce al petulante coro di stupidaggini intonato da giornalisti ed astronomi (dilettanti e non), che si sono abbandonati in questi mesi a commenti dotti su immagini virtuali come se fossero vere foto.

Alla fine però sono stato illuminato da alcuni passaggi del maggiore filosofo moderno, Adriano Celentano, che si potrebbero così sintetizzare: “Sapere troppo è come non sapere niente” oppure “Essere troppo avanti è come essere troppo indietro”. Folgorato da questi concetti ho dunque risolto di scendere dalla mia traballante torre d’avorio e condividere con voi le mie perplessità.

Tempo addietro, nel mio articolo “Il Pianeta Virtuale”, avevo affrontato il problema, ma mi sono reso conto che devo spendere qualche parola in più e per farlo partirò dalla stessa immagine 3D che avevo esaminato allora, cioè questa:

 

 
 

 
 

Credit Nasa - Elaborazione di A. Feltri

 
 

Ma facciamo un passo indietro. Siamo intorno a Sol 236 e Spirit, allontanatosi da West Spur e ultimato lo studio di Ebenezer, si dirige verso un’area che alla NASA battezzano Tikal.

Un vezzo dei nostri amici è quello di usare dei nomi che hanno dei precisi riferimenti alle formazioni che stanno studiando e l’uso di Tikal, ripreso dall’omonimo sito Maya in Guatemala, dovrebbe far pensare...

L’importanza del sito è inoltre dimostrata dal tempo impiegato per studiarlo, circa 3 mesi per un’area di diametro inferiore a 40 metri. Non deve ingannare l’esiguità della superficie: se le varie formazioni fossero per esempio il prodotto di microorganismi alieni intelligenti, allora una città potrebbe misurare 80 centimetri oppure un oggetto lungo 1 metro potrebbe essere paragonabile ad un’astronave sul genere di quelle del film “Independence Day”.

Proseguendo nel gioco, notiamo che la formazione raffigurata nella foto precedente viene battezzata “Palenque”, termine ripreso dalla celeberrima lastra rinvenuta nell’omonimo tempio, che possiamo vedere nella foto seguente:

 

 
 

 
 

Non mi addentrerò in questa sede nell’annosa questione se raffiguri un’ipotetica astronave monoposto o se sia una semplice trasposizione allegorica: quello che ci interessa è che comunque alla NASA hanno trovato una qualche somiglianza con la formazione fotografata, della lunghezza di circa 1 metro.

Considerando che per censurare le immagini viene di norma utilizzata la FP (Falsificazione Progressiva), dobbiamo attenderci che le immagini più verosimili siano quelle acquisite nei primi 2 o 3 giorni, mentre le successive siano progressivamente sempre più falsificate e quindi di fatto inutilizzabili.

Come ho spiegato più volte, il team di Ron-Li acquisisce le coordinate del terreno con l’approssimazione di 1 cmq., per cui è molto semplice usare quei dati per creare un Marte che non esiste. Semmai la cosa grave da parte nostra sarebbe non accorgersene.

Qualcuno si chiederà il perché di tanto sforzo, quando basterebbe semplicemente non pubblicare le foto per evitare problemi. Gli rispondo che sarebbe difficile in un regime democratico chiedere finanziamenti per missioni che non producono risultati, per cui qualcosa devono pur far vedere…

Ma torniamo a Palenque (quello di Marte), che come abbiamo visto compare in modo riconoscibile in questa immagine di Sol 236:

 

 
 

 
 

Credit Nasa - Elaborazione di A. Feltri

 

 
  L’immagine in 3D non è chiarissima, ma in questa sede ci serve come elemento di confronto.  
     
 

 
 

Credit Nasa - Elaborazione di A. Feltri

 

 
 

Come si vede, l’oggetto è adagiato lungo una dorsale ed è circondato da altri oggetti più piccoli dalla forma alquanto atipica.

Il giorno seguente (Sol 237) l’oggetto viene fotografato nuovamente in 3D:

 
     
 

 
 

Credit Nasa - Elaborazione di A. Feltri

 

 
 

Si noti come le due ultime immagini siano sostanzialmente coincidenti e come la luce provenga dal lato sinistro, dato facilmente verificabile dalla posizione delle ombre. Il rover è ancora a qualche metro di distanza e le immagini non sono chiare, ma già si nota come l’oggetto presenti delle cavità importanti ed almeno apparentemente sia costituito da lastre sottili a costituire una sorta di “carapace” da cui fuoriescono strane propaggini.

Passa un altro giorno e in Sol 238 vengono scattate altre foto di Palenque ,

sia della porzione sinistra:

 
 

 
 

Credit Nasa - Elaborazione di A. Feltri

 
  che di quella inferiore:  
     
 

 
 

Credit Nasa - Elaborazione di A. Feltri

 

 
  Notate come ancora una volta la luce provenga da sinistra e come le foto siano compatibili con le precedenti.  
 

A questo punto il rover si avvicina a Palenque, anche se le note ufficiali riportano che un avvicinamento ulteriore è sconsigliabile per via della pendenza della dorsale su cui è adagiato, potenzialmente pericolosa per la stabilità di Spirit.

In questa occasione (Sol 239) viene scattata l’immagine che vi ho presentato all’inizio dell’articolo, di cui potete vedere una versione 3D in cui sono stati esaltati i contrasti per meglio valutare le caratteristiche superficiali dell’oggetto, ancora una volta illuminato da sinistra.

Questa volta l’immagine, pur se non chiarissima, è molto più dettagliata e soprattutto coerente con le foto precedenti:

 
     
 

 
 

Credit Nasa - Elaborazione di A. Feltri

 

 
 

Come si può vedere, dal 3D emerge la configurazione “razionale” delle sottili lastre che compongono l’oggetto, dal cui interno emerge nella parte sinistra una sorta di alberino contorto, contornato da una specie di collarino elicoidale finemente scolpito. Da notare anche nella parte destra un frammento curiosamente somigliante ad un dettaglio di fusoliera.

La somiglianza con la mini-astronave del vero Palenque è davvero intrigante e meritevole di ulteriori indagini, ma ormai sono passati 3 giorni, per cui, se la mia tesi è corretta, d’ora in avanti vedremo solo fuffa virtualizzata.

E infatti…

Passano un paio di giorni e in Sol 241 Palenque ci riappare sotto tutt’altra veste:

 
     
 

 
 

Credit Nasa - Elaborazione di A. Feltri

 

 
 

Le dimensioni sono più o meno le stesse, ma le lastre sono scomparse e sostituite da una superficie di consistenza lapidea, l’alberino con collare si è trasformato in sassi spigolosi, l’oggetto “a fusoliera” è diventato un pietrone poroso e così via. I lettori dotati di occhialini 3D potranno esercitarsi ad individuare i punti in cui il computer ricostruendo la scena ha commesso degli errori, separando degli oggetti che in realtà erano collegati.

La luce proviene sempre da sinistra, anche se con diversa angolazione, ma osservate come nella stessa scena alcune ombre risultino identiche alle precedenti ed altre no.

In questa tavola ho accostato un dettaglio 3D del famigerato “alberino” nelle due versioni (Sol 239 a sinistra e Sol 241 a destra):

 
     
 

 
 

Credit Nasa - Elaborazione di A. Feltri

 

 
 

Come vedete la differenza è minima, ma sostanziale. Che senso avrebbe indagare ulteriormente su questa anonima roccia?

E infatti dopo 35 giorni Spirit è ancora lì…

 
     
 

 
 

Credit Nasa - Elaborazione di A. Feltri

 

 
 

Come vedete da questo 3D, sempre illuminato da sinistra, il povero Palenque è ormai totalmente pietrificato e corredato di una ridondante serie di scanalature inventate di sana pianta, accompagnata dall’applicazione di raffinate textures sullo scheletro virtuale della scena.

Il risultato sarebbe decisamente credibile, naturalmente in assenza di qualcuno così fetente da ripescare le foto precedenti e così indiscreto da pubblicarle.

Sulle textures da applicare alle forme per renderle verosimili la NASA ci lavora da oltre 10 anni, cioè da prima della missione Pathfinder, primo caso in cui ci si sarebbe resi conto che tramite Internet era possibile che qualcuno si accorgesse delle falsificazioni poco sofisticate.

Ecco un esempio di allora di una texture similmarziana progettata per simulazioni (o per fregare la gente?). Il risultato era ancora un po’ ingenuo, ma da allora sono passati tanti anni…:

 
     
 

 
 

Credit Nasa - Elaborazione di A. Feltri

 

 
 

Dopo aver visto la trasformazione di Palenque forse penserete che la faccenda sia finita lì, ma i miei lettori sanno bene che non c’è limite al peggio.

Qualunque scienziato sano di mente avrebbe dedicato alla nuova immagine di Palenque non più di 10 minuti di attenzione prima di rivolgersi ad un altro “target”.

E infatti passa altro tempo e Spirit è sempre lì…

Siamo nel frattempo arrivati a Sol 278, perfino il più paziente dei Marziani deve aver già dato qualche tangibile segno di insofferenza, ma il centro di controllo continua imperterrito a studiare Palenque, del tutto incurante che sia una roccia senza importanza.

Purtroppo nella circostanza da parte degli scienziati NASA c’è una caduta di stile e si scivola nel ridicolo, quando nell’analisi della roccia si evidenzia la differente angolazione delle scanalature, sorvolando sul trascurabile dettaglio che le scanalature le avevano inventate loro:

 
     
 

 
 

Credit Nasa - Elaborazione di A. Feltri

 

 
  Per i più distratti ho unito in un’unica tavola le due versioni di Palenque, in 3D quella di Sol 239 e in 2D in (quasi veri?) colori quella sciagurata di Sol 278:  
     
 

 
 

Credit Nasa - Elaborazione di A. Feltri

 

 
 

E adesso non saltatevene fuori con la scoperta che sono due cose diverse, perché per la NASA sono due foto della stessa cosa, e figuratevi un po’ se un italiano qualunque può dire il contrario.

Naturalmente qualcuno potrebbe pensare ad un caso isolato, per cui ricorro ad un’altra immagine 3D de “Il Pianeta Virtuale”, in cui avevo raffigurato i soliti collarini a due pale finemente scolpiti:

 
     
 

 
 

Credit Nasa - Elaborazione di A. Feltri

 

 
  Nell’immagine seguente (Sol 135 “The Boroughs”) ho evidenziato nel riquadro la foto originale e potete vedere come accanto, un po’ più in basso, ci sia la “versione per il popolo”, in cui il collarino si è trasformato in due frammenti di pietra liscia (neppure troppo somiglianti).  
     
 

 
 

Credit Nasa - Elaborazione di A. Feltri

 

 
 

Il solito lettore scettico si chiederà perché non inventarsi di sana pianta tutto fin dall’inizio, un po’ alla “Capricorn One”, evitando così il pericolo di essere beccati, ma la verità è che sarebbe estremamente complicato sul piano tecnico, mentre la semplice modifica virtuale è più rischiosa, ma molto più veloce ed economica, fatto questo tutt’altro che trascurabile.

Naturalmente scienziati ufficiali e ufficiosi, pseudogiornalisti e ingegni illuminati continueranno ugualmente imperterriti a commentare paesaggi virtuali come se fossero veri, ma non penso che neanche in futuro mi riuscirà di unirmi a loro.

Non sono all’altezza.

ALESSIO FELTRI

 
 

 

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