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COINCIDENZE parte seconda di Alessio Feltri
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COINCIDENZA N.2 – URAGANI A FUSIONE Esistono altre forme spiraliformi analoghe a quelle di Richat e Chixculub e posizionate sulle stesse latitudini: gli uragani. Alla ricerca di coincidenze ho sottoposto a verifica alcune foto orbitali e con mia grande sorpresa ho notato che alcune immagini presentavano cancellature in corrispondenza del famigerato “occhio” ciclonico. E’ stato un po’ complicato, ma spero di aver selezionato per voi una quantità adeguata di materiale autentico. Osservate questa immagine dell’uragano Isabel (2003):
A destra vedete il confronto con una conchiglia di Nautilus Pompilius. La prima (piccola) coincidenza è la forma. Come vedete, questi molluschi aggiungono una nuova camera ogni fase lunare e tra un setto e l’altro sono visibili 30 striature. Dato che 420 milioni di anni fa le striature erano 6, è stato calcolato che la Luna distava dalla Terra non più di 150.000 Km. Chissà che maree…
La forma a spirale richiama indirettamente ad un’altra coincidenza e più precisamente ai controversi studi di due geniali ricercatori, quali Ighina e Kozyrev, che, pur partendo da presupposti diversi (Ighina proprio dallo studio del monopolo magnetico partendo dalle conchiglie e Kozyrev dall’analisi delle energie torsionali), avevano per primi individuato nella spirale il possibile principio informatore di ogni fenomeno naturale ed avevano condiviso la stessa forma di emarginazione, dovuta anche all’aver utilizzato nelle enunciazioni delle terminologie alquanto “creative” e per nulla allineate con quelle correnti. Ma è su ben altre coincidenze che dobbiamo concentrarci e più precisamente quelle che troveremo nell’occhio del ciclone, che qui vedete in varie fasi:
Ancora una volta troviamo le solite formazioni geometriche avvitate. Se non le avessimo già viste sugli altri pianeti e sul fondo fumante di un cratere atomico, potremmo anche cadere vittime della superstizione e considerarle configurazioni casuali di ghiaccio provocate da moti convettivi, ma ciò non è possibile perché siamo nel mondo delle coincidenze… Per consentire ai lettori di valutare l’importanza di queste immagini ho approntato un paio di animazioni, sotto vari aspetti degne della massima attenzione. Nella prima potete vedere l’occhio in rotazione nell’arco temporale di circa mezz’ora.
I miei lettori sanno che ho più volte notato la presenza di piccoli dischi secondari ortogonali a quelli principali, ma questa sarebbe la prima volta che, almeno in via ipotetica, potremmo supporre di vederne uno in azione. Cose che succedono solo nel mondo delle coincidenze. Ma per rendervi meglio conto della potenza delle coincidenze, facciamo un confronto tra l’uragano Isabel ed il cratere Richat. Osservate i filamenti di condensazione lungo la spirale dell’uragano:
E adesso in questa immagine 3D comparateli con quelli presenti lungo gli anelli di Richat:
In questo caso la coincidenza è che il cratere Richat sembra il negativo, quasi lo “stampo” di un uragano, come se in passato il fenomeno fosse avvenuto al livello del mare invece che a 15 Km. di altezza. Ma nel mondo iperdimensionale delle coincidenze tutti gli anelli si chiudono, come nell’immagine seguente che mette a confronto l’occhio di Isabel (a sinistra) con una sferula marziana (a destra).
Hoagland nel suo sito attribuisce le anomalie cicloniche ad energie multidimensionali, ma almeno per il momento preferirei fermarmi alle coincidenze, che mi sembrano più affidabili in mancanza di dati ulteriori. D’altra parte, se è vero, come pare, che i terremoti sono preceduti da emissioni elettromagnetiche gassose con riflessi visibili in atmosfera, è verosimile che le coincidenze ci mostrino tutti i principali fenomeni naturali terrestri come elementi di un “sistema” molto più esteso e complesso, in cui praticamente nulla è disconnesso dal contesto generale, neppure la vita.
L’aspetto più interessante di queste analogie è che postulano un assetto globale, identico dal microscopico al macroscopico, di cui, date particolari condizioni, possiamo studiare alcune particolarità. Fenomeni che normalmente si verificano a temperature di milioni di gradi possono su scala diversa essere verificati a temperature vicino allo zero assoluto, rendendo tra l’altro molto più sopportabile lo sforzo economico per l’esplorazione spaziale, dato che l’interazione (o equivalenza?) DNA-Universo può essere meglio compresa in alcuni aspetti su Marte o Saturno, piuttosto che sulla Terra.
In altre parole molti fenomeni naturali che per le loro dimensioni appaiono fuori dalla nostra possibilità di sperimentazione, molto probabilmente potrebbero essere decifrati semplicemente individuando le condizioni sotto cui gli stessi fenomeni si presentano alla portata delle nostre attuali possibilità di controllo. Sono sempre più frequenti i casi in cui casualmente si riscontrano evidenze sperimentali di stati della materia sconosciuti o si devono postulare influssi-brana di dimensioni parallele per razionalizzare dati altrimenti inspiegabili. E’ sempre più evidente che la somma delle nostre conoscenze è già ora superiore alla nostra capacità di manipolarle, per cui nel futuro saremo obbligati a creare una nuova categoria di scienziato, allevato ed educato alla non-specializzazione, che possa “legare” le scoperte scientifiche in nozioni usufruibili, praticamente il macaco mancante.
COINCIDENZA N.3 – BIONANOUNIVERSO POSTNEWAGE A parte i soliti casi in cui qualcuno ha visto nelle formazioni marziane la Madonna, un rinoceronte o il proprio numero di telefono, è comunque innegabile che a molti (me compreso) sia sembrato di scorgervi una qualche forma di “archetipo” biologico, pur in un contesto di assoluta alienità. Ma che cosa legherebbe l’occhio di un ciclone ad una sferula? Secondo la superstizione nulla, ma nel mondo iperdimensionale delle coincidenze le differenze di scala non esistono, in quanto ogni fenomeno è un ologramma della dimensione contigua, per cui noi possiamo solo prendere nota delle coincidenze, intese come unità di informazione, e tentare di legarle in un modello plausibile, lasciando ai superstiziosi il compito di misurarle, analizzarle e verificarle.
Riguardo alla foto 3D sulla sinistra, vi ricordo le mie 4 leggi sulle colonie di “blueberries” (visto che ad Asimov è stato consentito di promulgare le Leggi della Robotica, spero che mi perdonerete per questo assai più modesto contributo):
1) I tracciati (individuati dalle sferule) hanno origine dal terreno circostante ed hanno inizialmente andamento rettilineo e successivamente parasinusoidale.
2) In corrispondenza di depositi di sedimento laterali, i tracciati si biforcano.
3) Quando i tracciati raggiungono zone prive di sedimento o stanno per intersecare il tracciato di altre colonie si arrestano e tendono a ripiegarsi su sé stessi.
4) I tracciati delle varie colonie non intersecano mai né il proprio tracciato né quello di altre colonie.
Le catene polimeriche (immagine a destra) rispettano le prime due leggi, ma non le altre, per cui la coincidenza non è completa; d’altra parte le leggi 3) e 4) rimandano con tutta evidenza ad effetti di campo, tanto che analizzando queste formazioni a livello microscopico avevo ipotizzato che le “polveri” costitutive dei sedimenti si associassero in base a criteri che sembravano avere una doppia e contemporanea natura, organica e magnetica. Ricordo che tra i polimeri naturali possiamo annoverare DNA e RNA, polisaccaridi come l’amido, la cellulosa e la chitina (quella dei gusci dei crostacei), proteine e polipeptidi (enzimi ecc.). Comunque nessuna delle topologie copolimeriche appariva soddisfacente, finchè non mi sono ricordato delle caratteristiche dei polielettroliti. Le molecole polimeriche normali in soluzione restano aggrovigliate in quello che si definisce “gomitolo statistico”, ma quando un polimero si divide in acqua si ha un polielettrolita, il quale, essendo costituito da un insieme di gruppi con carica negativa, si espande per effetto della mutua repulsione delle cariche uguali. Questo è in accordo anche con la mia legge 4).
L'analisi teorica della fase “surface-induced” e del comportamento conformazionale dei polimeri complessi a simmetria cilindrica locale è stata oggetto di recenti studi. In particolare, si è visto che la conformazione dipende dalla distribuzione delle catene laterali (molecole anioniche dell'agente tensioattivo) riguardo alla base (polielettrolita cationico): la distribuzione simmetrica delle catene laterali (fig.A) provoca una conformazione rod-like (simile ad un’asta) mentre una distribuzione asimmetrica (fig.B) causa una conformazione avvolta a spirale o globulare, il tutto in completo accordo con la mia legge 3). Ricordo che i tracciati delle sferule sul terreno individuano in realtà la replica macroscopica dei meccanismi associativi delle catene di microorganismi sottostanti, i quali a questo punto somiglierebbero ad un incrocio tra DNA e detersivo, che ben poco ci direbbe se non della probabile propensione dei Marziani all’igiene personale.
L'effetto delle interazioni elettrostatiche sulla flessibilità dei polielettroliti (vedi immagine precedente) è stata argomento di intense indagini sperimentali e teoriche ed ha raggiunto risultati molto controversi, ma per ora accontentiamoci della perfetta coincidenza geometrica e logica, con un verificato totale rispetto delle mie 4 leggi, enunciate in tempi non sospetti.
Il fatto che dovrebbe farci rizzare le antenne (se fossimo omini verdi) è che i polielettroliti sembrano essere attualmente oggetto di una quantità di studi enorme da parte della comunità scientifica, in campi che vanno dalla terapia genica alle nanotecnologie, dai biocomputers ai trattamenti delle acque grezze. Ma le coincidenze non sono finite, visto che tra esse dobbiamo annoverare anche gli studi di biologia molecolare sul trattamento dielettroforetico del DNA, che sia nella sua forma semplice che doppia si presenta come un polielettrolita altamente carico. L’assunto di base è che la dimensione visibile di questi gruppi “worm-like” potrebbe essere in relazione anche con le forze in gioco, per cui, in presenza di fulmini, campi elettromagnetici gassosi o altre manifestazioni di alta energia e “nuvole” di particelle organiche e inorganiche, si dovrebbero generare ammassi di questa natura, cosa che infatti abbiamo visto avvenire tra le nostre coincidenze.
Allargando il concetto di sistema, non si può non considerare la “fornitura” di particelle cariche proveniente dal vento solare, che avviene secondo la definizione di Van Allen con una geometria ad “innaffiatoio da giardino” e che possiamo osservare nell’immagine seguente intersecare l’orbita dei pianeti con una traiettoria a spirale di Archimede, originata dalla rotazione dei corpi.
Chi avesse il tempo e la voglia di approfondire questi argomenti scoprirà che le coincidenze sono talmente tante e chiaramente strutturate da creare un quadro facilmente ricostruibile, ma per il momento mi limiterò a mostrarvi un’ultima coincidenza, che è riferita alle mie osservazioni marziane e riguarda le formazioni discoidali luminose levitanti composte da anelli spezzettati, qualcosa di simile agli UFO insomma.
L’analogia ci proviene dai recenti studi sui computers quantistici da parte di ricercatori del Lawrence Berkeley National Laboratory (Berkeley Lab), in collaborazione con scienziati dell’Università della California, che hanno riportato l’osservazione di eccitoni che hanno mostrato uno stato elettronico macroscopicamente ordinato, il quale testimonia della formazione di un nuovo condensato di eccitone, per ora riscontrato a temperature molto basse, dell’ordine di circa 1,8°K. Ricordo che in fisica, l’eccitone è lo stato eccitato in un isolante o in un semiconduttore, costituito da un elettrone e da una lacuna, che, interagendo tra loro, danno luogo a una serie di livelli energetici simili a quelli che si hanno dall'interazione di elettrone e protone nell'atomo di idrogeno.
In pratica negli isolanti, le eccitazioni elettroniche risultano in un elettrone in banda di conduzione e in una buca nella banda di valenza. Benchè gli elettroni e le buche possano talora comportarsi come portatori liberi (free carriers), a volte accade che l'interazione elettrostatica tra elettrone e buca risultino in uno stato legato, che viene appunto detto eccitone, che ai nostri fini “marziani” è particolarmente interessante in quanto è stato riscontrato in forme di fotosintesi batterica.
A sinistra vedete evidenziato uno dei tanti esempi di anelli energetici marziani, a destra, in fotoluminescenza, un anello spezzettato luminoso circonda il punto di eccitazione del laser che indica la formazione di un condensato di eccitone, una nuova forma della materia. L’area di questa immagine è di 280 x 320 micrometri. Difficile dire per ora se tra i due fenomeni ci sia qualcosa di più di una coincidenza, ma, dato che il terreno marziano sembra essere una replica ingrandita del mondo microscopico, mi parrebbe una ragionevole linea di ricerca.
Dopo tanto sforzo, forse vi chiederete il motivo della mancanza di una canonica lista di riferimenti bibliografici: forse sono molto pigro o forse sono solo un macaco non troppo superstizioso.
ALESSIO FELTRI
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